"We are put on this planet only once, and to limit ourselves to the familiar is a crimine against our minds." [cit. Roger Ebert]


giovedì 5 marzo 2015

The beginning, the end... Who knows?

Sono passate quattro settimane da quando ho preso quel primo aereo e ora, dopo 4 settimane di silenzio stampa, sono di nuovo qui su questo divano dove tutto è cominciato.
È un sabato sera e vi chiederete perchè sia qui a casa e non fuori a festeggiare e a divertirmi, ma c'è una spiegazione per tutto.
Ebbene sì sono di nuovo qui e non so quanto alla fine ne sia contenta o meno. Tante cose sono cambiate e ahimè inizio ad accorgermene soltanto adesso quando sono ritornata a pieno ritmo nella vita della vecchia Me. Eh beh che dire questa vita, ancora una volta, mi sta stretta.


Non stupitevi che ci siano due righe di spazio: ho tentato di aggiornare, ma non ci sono riuscita. Ovviamente.
Non so perchè le parole non mi venivano, fissavo l'homepage del blog e mi sentivo svuotata, ma non riuscivo a riprendere in mano nulla e scrivere. Il blocco dello scrittore viene anche a me, che di problemi a parlare e comunicare con il mondo non ne ho proprio. Poi oggi ho ricevuto un commento di qualcuno, un pungolo e la persona competitiva che è in me mi ha ricordato che io le cose non le devo assolutamente lasciare a metà. Non devo o non voglio.
Forse non ho mai voluto scrivere questo post perchè inconsciamente sapevo che sarebbe stato un post di chiusura. Sì, perchè anche la mia esperienza è finita, non sono più una fiera exchange student e devo (ri)adattarmi all'Alessia di prima, quella che mi ero lasciata dietro senza troppe indecisioni.

Il ritorno è stato bello, una delle sensazioni più belle che abbia mai provato. Non ho pianto quando siamo arrivati finalmente all'aeroporto di Panama City Beach, Amy sì. Ho scoperto che questa esperienza mi ha resa più dura e al contempo più sensibile, e si forse ho finalmente capito di essere un'inguaribile romantica perchè le persone ciniche come me credono che le cose volgeranno sempre al peggio per non rimaner delusi.
Ho iniziato a saltellare come una pazza idiota quando ho visto che i miei bagagli pesavano il giusto, nessuna eccedenza, tanto rumore per nulla come al solito. In questo non sono cambiata sono quel tipo di persona che agli eventi importanti della propria vita ci vuole arrivare preparata, ci vuole arrivare preparata e spaccare tutto perchè di un secondo misero posto non si accontenta.
Così come sono arrivata me ne sono andata, con lo stesso sorriso idiota e quella patina di strafottenza che non mi andrà mai via. Quando sono salita sul primo aereo mi sono goduta la vista, ho assaporato quegli ultimi istanti di Panama City Beach, mentre canticchiavo una qualche melodia. Atterrata ad Atlanta non stavo più nella pelle volevo farla finita, prendere il prima possibile l'aereo e via. L'addio all'America è stato forse il più bello che mi potesse capitare: ci hanno imbarcato tardi e così siamo partiti al tramonto. Il rosso-arancione del cielo era sopra di noi, mi ha scaldato il cuore e ho pensato che in fondo l'America non è così orribile come la descrivono. Può regalarti un magnifico tramonto e quello davvero è impagabile. Il viaggio verso Francoforte è stato piuttosto veloce, non mi sarei quasi mai voluta sparare il che è praticamente impossibile e quando sono atterrata devo ammettere che gli occhi mi si sono inumiditi. Una sensazione stranissima mi ha preso lo stomaco e tutto quello che potevo ripetermi era: "Sono in Europa, cazzo!". Ero euforica come non lo sono mai stata e sul momento è la sensazione più bella della tua vita,così spontanea, così di pancia; quasi non ci puoi credere. Sono atterrata a Milano e sentire delle galline parlare sguaiatamente in italiano mi ha infastidito tantissimo: le persone così non le ho mai sopportate.
Ho superato la barriera che mi separava dalla mia famiglia con un sorriso stampato in faccia e l'abbraccio che ci siamo scambiati era così sentito, così giusto e perfetto che è difficile da spiegare. È la fierezza di avere alle spalle due genitori che ti hanno cresciuto così, una sorella con cui le litigate non sono mai mancate eppure ti dice che senza di te le cose non sono più le stesse. Anche per me non lo erano più da un po'. Tante volte mi sono chiesta di cosa avremmo parlato una volta in macchina di ritorno a casa eppure è stato tutto così naturale che mi sembrava esser stata via per le solite due settimane.
Sono arrivata a casa e sono rimasta spiazzata: TUTTI i miei amici erano lì ad aspettarmi per un welcome party a sorpresa. All'inizio mi sarei volentieri data una martellata in testa piuttosto di stare in mezzo a troppa gente, visto che ero in piedi da più di 24h ma ho abbracciato tutti. Spiazzata, confusa e, per la prima volta dopo tanto tempo, intimidita. È stato un bellissimo regalo dei miei genitori, di mia sorella Francesca e delle mie amiche. Mi chiedo spesso cosa farei se non ci fosse mia sorella Francesca e ogni venerdì, quando torna a casa da Bergamo, abbracciarla e guardare insieme la replica di MasterChef mi fa sempre spuntare un sorriso.

L'impatto con la scuola è stato duro e solo ora riesco a tirare un piccolo sospiro di sollievo. Anche io ho dovuto sostenere il tanto famigerato colloquio di attribuzione voti, ma a quanto pare sono promossa per passare al secondo quadrimestre.

Faccio ancora fatica a capire le cose e le persone attorno a me. Mi sento un po' costretta, un po' trascurata e fisicamente inutile, ma piano piano sto riprendendo in mano tutte quelle cose che avevo lasciato in sospeso. Mi hanno detto che non sono cambiata per niente e questo, sinceramente, mi da molto fastidio. Sono cambiata perchè ora credo di essere una persona adulta, perchè prima di parlare ragiono e cerco di essere gentile perchè so cosa significa essere trattati male dal primo stronzo strafottente di turno. Mi sento più grande di molti miei coetanei che sprecano tempo prezioso su cose futili, a parlare di cose altrettanto futili o a cercare di emulare qualcuno solo perchè hanno paura di essere sè stessi. Mi urtano le persone che dicono di capire cosa significhi e cosa comporti un'esperienza del genere, non lo sanno e non lo potranno mai sapere, ma lascio loro la convinzione che possano immaginarlo. Mi urtano le persone che ti lanciano quella battutina, non voluta, non richiesta e non apprezzata. Mi urta non poter dire anche solo poche parole in inglese per paura di dovermi sorbire sempre la solita frase trita e ritrita che "Ma tiratela di meno!".
In questi 33 giorni ho avuto modo di pensare, di riflettere e ho avuto modo di apprezzare il silenzio, a cui a volte non si da sufficiente importanza. Voglio andarmene di nuovo, ma voglio tenermi aperte anche altre porte, avere un piano B, un paracadute di riserva.
Per il momento non ho certezze, ma so che voglio continuare a scrivere, forse non qui, perchè questa era la storia del mio exchange, da qualche altra parte in un posto mio che mi appartenga in qualunque parte del mondo io mi trovi.


Un besos,
Ale


"L'inizio è la mia fine e la fine è il mio inizio."
[cit. Tiziano Terzani]

sabato 31 gennaio 2015

Time is over...Who wil be the next?

L'ultimo posto dall'America. Che effetto strano, surreale, impossibile.
Sto sorseggiando un Iced Green Tea Lemonade affacciata sopra il mio gate e ancora non mi capacito che sto tornando a casa.  È un effetto stranissimo, ancora non ci credo. Sul serio NON ci credo.
Dopo un po' ti abitui talmente tanto a qualcosa che strappare tutto di nuovo per andartene, di nuovo, dall'altra parte del mondo per l'ennesima volta semplicemente non ti sembra possibile. E personalmente credo che non lo sia!
Sono felice di tornare, sul serio, sono felice ma mi rendo conto che, di nuovo, abbandono qualcosa di conosciuto per un nuovo (in)certo. Questo perchè mentre ero via tante cose sono cambiate e io stessa sono cambiata. Non temo per la mia famiglia, loro sono sempre lì e non se ne andranno mai, unica costante probabilmente di qualsiasi persona. Ma tutto il resto? Tutto il resto non lo so e sinceramente non ho tutta quest'ansia di scoprirlo; in questo periodo se c'è una cosa bella che ho imparato a fare è fregarmene di quello che dice la gente, delle false apparenze, dei sorrisi e delle frasi di circostanza. Non sono una persona falsa e non lo sarò mai, poco importa se i vostri sentimenti saranno urtati dalla sottoscritta, nessuno vi tratterà mai con i guanti bianchi nella vita, meglio iniziare da subito a imparare la lezione.
Fa così strano, domani rivedo i miei genitori e lunedì le mie migliori amiche. Eppure non avrei voluto dover salutare Stacy e la sua famiglia.
Solo a freddo, dopo che quest'esperienza è ormai giunta al termine, posso dire che dei lati positivi ci sono stati, ma negare che sia stata dura è impossibile. Non è dura per il 90% del tempo, a me la mia famiglia non è mai mancata da star male, ma ci sono quei momenti in cui ti fai prendere dallo sconforto e non ci puoi fare nulla. Quei momenti in cui ti rendi conto di essere quasi a metà e quello che vorresti è tornare a casa, mollare tutto, fare le valigie, non salutare nessuno e prendere soltanto quell'aereo destinazione Milano. Essere exchange students non è semplice, non è una cosa figa (anche se purtroppo ora la pubblicizzano così), non è una vacanza, non è viaggiare per un anno o sei mesi continuamente senza interruzioni, non è ottenere sempre quello che si vuole quando lo si vuole solo perchè abbiamo sborsato un sacco di soldi, essere exchange non significa essere sempre felici.
Essere exchange students ha mille significati, eppure nessun aggettivo sarebbe in grado di descriverlo come si dovrebbe, perchè ogni exchange è diverso e si svolge in mille modi diversi. Se c'è una cosa che mi ha insegnato vivere all'estero per sei mesi è questo: essere più concilianti ed accomodanti, perchè non ci sono la tua mamma e il tuo babbo che ti tengono per la manina e ti portano l'acqua con le orecchie quindi sei TU che ti devi adattare agli altri; non puoi pretendere nulla se non da te stesso, spesso e volentieri ti senti impotente, ma devi imparare a conviverci. Impari ad essere gentile perchè ti rendi conto che non puoi fare terra bruciata intorno a te solo perchè quello li secondo te non è sufficientemente cool. Impari a non imporre agli le tue decisioni, ma lasci che siano loro a decidere perchè un 4:1 non ha mai avuto molto senso... Impari a non essere lunatica e a stamparti sempre un sorriso in faccia, perchè qualsiasi cosa succeda tu devi essere positiva e non puoi farti vedere sofferente o malinconica. Impari a stare zitta e a non urlare o dire la tua quando vorresti, ma te lo tieni dentro e lo urli a te stessa perchè mandare giù il boccone non ne sei mai stata capace.
Impari tante cose e nel frattempo la tua personalità cambia, in modi che non avevi neanche mai pensato possibili. Qui mi dicono tutti che sono una ragazza dolcissima: se mi conoscete bene, sapete che è vero solo l'esatto contrario. Sono lunatica e acida, ipercritica e poco aperta a quelle persone che cercano di invadere il mio territorio di giurisdizione. Essere dolce, insomma, non mi appartiene.
Vi dirò una cosa che non dicono mai ai ragazzi che stanno per partire: quando sarete in America non sarete voi stessi. Non lo dico in negativo, ma semplicemente sarà come avere un alter ego o una doppia personalità. Non avete le competenze sufficienti per comportarvi e comunicare nello stesso modo in cui vi comportate e comunicate nel vostro paese, semplicemente perchè il lessico che normalmente utilizzate è molto diverso da quello corrispondente nella vostra seconda lingua e spesso e volentieri non riuscirete ad esprimere esattamente ciò che volete dire. Don't panic è normale.
Purtroppo ci si rende conto solo dopo che le orientation che ti fanno non servono a un tubo, non ti preparano e non ti fanno abituare al peggio. Perchè piace farsi sempre descrivere le esperienze fantastiche che hanno avuto quei 3/4 ragazzi per anno che sono stati fortunatissimi. Non a tutti succede, a molti no. Non andrete in una casa di Teen Cribs, statene certi all'85%; non viaggerete in lungo e in largo l'America, ma d'altronde non ci siete venuti per questo. Perlomeno non era la mia idea principale: a differenza di quanto vanno a dire in giro Tom e Melissa, sapevo dal primo istante in cui ho scoperto di aver la famiglia che non avrei viaggiato e le mie aspettative non erano assolutamente diverse da quello. Ecco preparatevi pure al confronto, a quello dove dovete tirare fuori la voce, farsi sentire e dire perchè le cose non vanno. Solo voi. Nessun altro può farlo. Non spaventatevi, sarete in grado di farlo perchè non ci sarà nessun altro li per voi e come si dice "Chi l'ha dura, la vince". Ci sono tanti se e tanti ma, ma non fatevi scoraggiare.
I miei sei mesi potevano essere migliori? Si, decisamente. Credo che essere stata anche male a volte abbia condizionato negativamente la mia esperienza? Assolutamente no. Sono cresciuta. Ora sono una versione migliore di me stessa.

Un besos,
Ale

"Veni, vidi, vici."
[cit. Giulio Cesare]



venerdì 30 gennaio 2015

Florida: The Sunshine State

Questo post avrei dovuto scriverlo un po' di tempo fa. Ma nel frattempo sono successe cose più importanti e quindi è passato in secondo piano.
Infatti non vi ho raccontato come è andato il mio addio (o perlomeno quello che io considero tale) alla Florida, a Panama City Beach, "The most beautiful beaches in the world".

Dopo aver finito scuola venerdì 16 Gennaio, dopo esser tornata a casa dalla settimana passata con Jill (di cui, mi rendo conto solo adesso, credo di non averne parlato - chiedo venia la mia memoria ultimamente è peggio di quella dei pesci rossi) non ho fatto un granchè. Neppure sabato, Stacy aveva pensato a un piano per il weekend piuttosto esteso, ma ho rifiutato perchè in quel momento dovevo stare a casa quasi per forza e non ho fatto nulla di particolare, se non usare Popcorn Time e guardarmi una valanga di serietv/films.
Così Stacy è venuta a prendermi domenica dopo la messa (alla fine sono diventate le 15.00 perchè è andata a cavalcare e c'era coda per uscire da Panama City ed entrare a Panama City Beach). Domenica era una giornata bellissima e avremmo avuto vacanza anche il lunedì (Martin Luther King's Day) e il martedì seguente che era Teachers' Day, in pratica quando si mettono a fare le report cards.
Stacy si è fatta prestare dai suoi vicini di maneggio il loro appartamento sulla spiaggia e caspita ci farei la firma per vivere in un apppartamento del genere! Si tratta di un appartamento in quelle torri giganti che si possono vedere se si cammina sullla spiaggia e per cui Panama City Beach è famosa. L'appartamento si trova al terzo piano di una di queste strutture (ed è comunque bello in alto) e praticamente è un open space con vetrate su tutti i lati del mare: bellissimo, una vista davvero mozzafiato.
La vista dal balcone dell'appartamento
Stacy non si ricordava esattamente dove l'appartamento si trovasse e in più, quando abbiamo provato a digitarlo nei nostri telefoni, ci sono usciti una cosa come 15'000 risultati per Long Beach Condos, quindi abbiamo desistito. Finalmente, grazie alle mie innate doti di orientamento (giuro, non so cosa sia cambiato da quando sono partita, ma ho sviluppato un senso dell'orientamento fantastico) siamo finalmente riuscite ad arrivare alla nostra meta. Dopo aver oltrepassato il gate, dove c'era una guardia simpatica quanto una scheggia sotto le unghie, abbiamo parcheggiato e ci siamo avviate al nostro appartamento. Anche qui mille problemi perchè la porta aveva una doppia serratura e Stacy non riusciva ad aprirla. Ora la mia famiglia può testimoniare quanto io sia un disastro in queste cose, non chiedetemi neanche dove sbaglio perchè davvero non ne ho la più pallida idea... Eppure, con mia mamma che mi rimbombava nelle orecchie: "Alessia la chiave la devi girare in quel verso, non in quell'altroooooo!" MIRACOLOSAMENTE ho aperto la porta dell'appartamento. Mi sono detta: accidenti che colpo di fortuna! Ahahah Stacy era già pronta a chiamare la proprietaria dell'appartamento e io mi son detta ci provo io, pensando che comunque non sarei arrivata a un bel niente come al solito e invece...
Dopo un po' ci ha raggiunto Deanna, ci siamo preparate e siamo andate in spiaggia a goderci il tramonto, a farci foto, a congelare nell'acqua dell'oceano e a parlare e ridere.



Giusto perchè pure io sono uno stereotipo
Narcisisticamente parlando questi occhiali li amo
Verso le 18 siamo tornate su in appartamento dove ci aspettava la mamma di Stacy, Tami e abbiamo aspettato che Billy finisse le prove del coro della loro chiesa e che ci raggiungesse guardando un film degli anni '70 su alcuni ebrei immigrati in Germania prima della Seconda Guerra Mondiale, ma ora non mi viene in mente il nome. Quel film l'ho già visto, ne sono sicura ma caspita il nome non mi viene assolutamente in mente! 
Alle 19.00 siamo uscite e siamo andate a mangiare tutti insieme al Saltwater Grill (i ristornati Grill sono diciamo quelli superiori alla media, più stile europeo e meno fast food, anche se quello ch principalmente servono è carne in tutte le salse (Non chiedetemi la differenza tra Una Portherhouse e una Rib Eye perchè per me sono uguali, ma come dice Billy "It cannot be the same for you, you have to CHOOSE!"). Ho mangiato degli gnocchi con gamberi, bacon e spinaci e non erano niente male, molto pannosi come tutte le cose americane. Dopo ci siamo concessi un sample di dolci che Billy ha gentilmente pensato di lasciare a noi donne, bisognose di dolce.
Creme brulee, New York cheesecake, Bread pudding, Key Lime pie, fragole ricoperte di cioccolato

Dopo una cena mega abbondante Tami ci ha riportato all'appartamento, accertandosi che Stacy riuscisse ad aprire la porta, dimostrando ancora una volta che l'unica in grado di farlo ero io ahaha e quindi Stacy ha sottolineato quanto io sia una persona responsabile e di come sua madre dovrebbe fidarsi a lasciarla venire quest'estate. Spero proprio che venga quest'estate perchè mi piacerebbe moltissimo e poi insieme ci divertiamo da matte. 
Ci siamo infilate nei nostri costumi, senza tralasciare un errore di percorso dovuto a Deanna i cui lacci del costume di Victoria's Secret non ne volevano sentire di essere infilati nell'asola da cui erano usciti. Finalmente dopo essere riuscite a risolvere il problema siamo scese e siamo andate a fare il bagno nella piscina riscaldata. Stacy e Deanna dicevano che l'acqua della piscina era comunque troppo fredda e quindi ci siamo semplicemente buttate nella hot tube. Che all'inizio comunque era troppo  calda.  Siamo rimaste in ammollo una cosa come 2 ore e poi siamo tornate in camera dove abbiamo guardato 17 Again; devo ammettere che rimanere sveglia è stata dura perchè quando tutti i tuoi muscoli son rilassati e sciolti per il caldo addormentarsi è molto molto più rapido. Dopo 17 Again abbiamo spento la luce e siamo andate a letto in uno dei letti matrimoniali più grandi che abbia mai visto a tal punto che abbiamo dormito tutte e tre nello stesso letto.
La mattina risveglio traumatico perchè Stacy ha incollato il suo gomito sulla mia nuca e diciamo che la posizione non era delle più comode, considerando che non ero neanche capace di tirare su la testa perchè i miei capelli erano finiti sotto il peso morto di Stacy. Deanna si è svegliata presto ed è andata a Cross Fit mentre io e Stacy alla fine abbiamo dormito fino alle 10.30. 
La mattina ci siamo preparate, abbiamo raccolto le nostre cose nel soggiorno e siamo poi andate a fare un brunch da Powder and Flour che è praticamente all'entrata di Bay Point dove vivo io. Una delle insalatone più buone della mia vita. 
Dopodichè siamo ritornate all'appartamento, ci siamo infilate i costumi e siamo andate a camminare per due ore buone sulla spiaggia. A Gennaio. Con 23C. In costume. Vi chiedete ancora perchè ami la Florida in giornate così?!?
Sembra un paradiso, eppure è vero


Mai vista una stella marina del genere





Un besos,
Ale


"C'è talmente tanta umanità in questa capacità di amare gli alberi, talmente tanta nostalgia dei nostri primi stupori, talmente tanta forza nel sentirsi così insignificanti in mezzo alla natura... 
Sì è proprio questo: l'evocazione degli alberi, della loro maestosità indifferente e dell'amore che proviamo per loro da un lato ci insegna quanto siamo insignificanti, cattivi parassiti brulicanti sulla superficie terrestre, dall'altro invece quanto siamo degni di vivere, perché siamo capaci di riconoscere una bellezza che non ci è debitrice."
[cit. Muriel Barbery]



mercoledì 28 gennaio 2015

It is not a Goodbye, it's a See you Soon!

Questo post avrei dovuto iniziarlo a scrivere sabato appena sono tornata a casa, ma non ce la facevo ero troppo scossa e anche venerdì è stato un po' lo stesso. Mi sentivo "miserable".

Sapete già che Stacy non mi avrebbe potuto accompagnare all'aeroporto perchè sarebbe dovuta andare a Lakeland al Florida Southern per un weekend di borse di studio. Beh sabato sera è stata l'ultima volta che l'ho vista e penso che le cose belle succedono sempre alla fine, quando si guarda indietro al cammino che si ha percorso insieme e si sorride delle mille cose fatte insieme, quelle che vi hanno legato indissolubilmente e quelle che talvolta vi hanno allontanato.
Questo sabato sera è stato probabilmente uno dei sabati sera più belli della mia vita.
Sapete come a volte bastano gli amici di sempre per sentirsi in pace con il mondo? Ecco. Io non sono una che ha bisogno di party, feste piene di alcool o quant'altro per sentirmi viva e amata (o qualsiasi altro aggettivo che usereste voi). Non sono quel tipo di persona. Sono quel tipo di persona che sente un bisogno fisico di parlare a ruota libera con persone che possano capire cosa mi sta succedendo. Quel tipo di persona che preferisce lunghi silenzi a cinque minuti di conversazione che non portano a nulla, assolutamente nulla. Quel tipo di persona timida all'inizio che piano piano si lascia scoprire e che scopre senza insistere. Quella sono io. E questo mio ultimo sabato sera in America non avrei potuto passarlo in un modo migliore. Perchè è stato il sabato sera più semplice e più bello del mondo, di quella bellezza senza tempo, senza fronzoli inutili.
È stata una semplice tipica cena americana: hamburgers e apple pie con gelato alla vaniglia.
Una semplice tipica cena con le stesse persone con cui sono stata circa una settimana dopo il mio arrivo a Shell Island. Mi è pure scappato un sorriso a pensarci: il cerchio si chiude nello stesso modo in cui era iniziato. Bizzarro non è vero? Era destino secondo me. Sì perchè dopo quest'esperienza credo ancora di più nel Destino. E voi?
A questa "cena del Destino" c'eravamo io, Stacy, Tami e Billy, i genitori di Stacy, Deanna e sua mamma. È stata una cena per ricorda e ridere di tante cose, legarci ancora di più e salutarci in maniera silenziosa, ma profonda e significativa.
C'è stato un po' da ridire sul fatto che passassi il mio ultimo sabato sera da Stacy, ma davvero non avrei voluto passarlo con nessun altro per nulla al mondo. Ho passato il mio primo sabato sera con lei ed era giusto passare con lei anche l'ultimo.
Ho infine realizzato come loro siano la mia famiglia americana. Delle persone fantastiche che mi hanno accolto senza conoscermi, ma senza giudicarmi, che mi hanno aperto i loro cuori e mi hanno regalato affetto incondizionato e che mi hanno trattato come un membro della loro famiglia. Ci sono tante cose che mi piacciono della loro famiglia eppure non basterebbe una vita per elencarle tutte, semplicemente loro sono i Grahams, i fantastici Grahams. Vedete le cose normali si fanno con la propria famiglia, non con persone che conosci in sei mesi, eppure loro mi hanno sempre coinvolto nelle loro piccole cose senza mai farmi sentire a disagio ed è questo che mi piace di loro. Mi hanno portato a messa con loro, mi hanno portato al loro maneggio, li ho aiutati con i cavalli e mi hanno portato a vedere un college. Insomma sono la mia seconda home away from home in America. Solo loro sono riusciti a farmi amare la Florida, con le loro piccole cose semplici.
Quella cena sabato sera è stata un po' l'epilogo del cammino di strada che abbiamo percorso insieme. È stato un bellissimo epilogo. Un po' amaro, perchè guardando indietro abbiamo pensato a come avremmo potuto fare diversamente alcune cose, come avrei potuto cambiare scuola e come forse avrei potuto esser ospitata da loro.  Ma sono lo stesso felice perchè ho avuto la possibilità di incontrarli.
Dopo aver mangiato siamo rimaste a chiacchierare e Stacy è arrivata portandomi il mio regalo di Natale/Arrivederci con una lettera, ma quella ho deciso di risparmiarla per quando sarei stata sola. Mi ha regalato un braccialetto con la sua collana e gli orecchini dal negozio dove lavora "Plum Delightful".
Questa è "solo" la collana
Non avrebbe potuto farmi regalo più gradito. Di solito non sono una che porta molte collane o braccialetti vistosi eppure mi è piaciuto tantissimo. Ancora di più mi piace l'idea di avere il bassorilievo di un angelo dietro il ciondolo. Come se ci fosse sempre qualcuno a vegliare per me (so che lei appena l'ha visto ci ha pensato, perchè so quanto la Fede sia importante per lei e la rispetto e ammiro moltissimo per questo) e l'ho sentito come una cosa così sentita che ho un sorriso dipinto in faccia ogni volta che lo indosso. Perchè significa che quel qualcuno per farti un regalo ha impiegato del tempo, ci ha pensato e riflettuto su tantissimo perchè voleva che fosse un regalo speciale, un qualcosa avesse un significato, un valore preciso, impossibile da dimenticare. Ecco io credo proprio che non me lo dimenticherò facilmente.

Quando mi hanno riaccompagnato a casa è stata dura. Tami guidava e io e Stacy eravamo in un completo silenzio. Tami, per stemperare la tensione, ha dovuto farmi qualche domanda. Quando siamo arrivate davanti a casa mia, ho abbracciato Tami e sono scesa dall'auto. Stacy è scesa a sua volta e aveva già le lacrime agli occhi ed io pure. Dirle addio è stato difficile. È stata la mia migliore amica qui, eppure è una persona così vera e così bella che davvero mi mancherà tantissimo. Tra le lacrime ci siamo abbracciate più e più volte sperando che quel momento non finisse più. Mi manca già.
Sono entrata in casa e tirando su col naso ho aperto e letto la sua lettera. In bagno perchè in camera mia c'era Amy al computer e io non volevo farmi veder piangere da nessuno. Ha preso un biglietto con su un cavallo, un sauro perchè sa che quello è il colore di manto di cavallo che mi piace di più. Un cavallo perchè sa che amo l'equitazione quasi quanto lei. E poi mi ha scritto questa bellissima lettera che ha iniziato a farmi piangere con il suo "Alessia, it seems yesterday we were meeting for the first time at Starbucks". Si sono aperti subito i rubinetti e non si sono chiusi fino a lunedì in pratica.
 Mi ha scritto cose bellissime, sottolineato altre che già sapevo ma che voleva che mi rimanessero ben impresse nella mente, come il fatto che tra due anni mi vuole come roommate al Florida Southern. Come il fatto che ogni giorno prega per me. Sembra strano ma quando ho letto così ho sentito una stretta al cuore: sì è vero io non sono particolarmente credente, almeno non più, ma sapere di essere così importante per qualcuno al punto che prega per te ogni giorno significa che qualcuno che davvero ti vuole così tanto bene dopo solo sei mesi esiste. Sono triste perchè lascio la mia piccola realtà americana e delle persone fantastiche. Ma sono felice perchè so ci rivedremo presto, perchè questa è il tipo di amicizia che la mia famiglia ha stabilito con Michael e Elaine. E so che questo non è un Addio, ma solo un Arrivederci. 

Ma no in definitiva non sono triste, perchè, come mi ha scritto Stacy, "don't cry because it's over, smile because it happened". Ed io sorrido perchè la fortuna di incontrarli ce l'ho avuta!

Un besos,
Ale


"Ognuno di noi condivide lo stesso sistema di radici, come le foglie d'erba."
[cit. John Green]

giovedì 22 gennaio 2015

All those little things

Venerdì scorso è stato il mio ultimo giorno di scuola e credo di averne scritto al riguardo, ma sono diventata talmente pigra che non ho nemmeno voglia di andare indietro sul blog e vedere se ne ho effettivamente parlato. Siccome less is more, passerò oltre.

Mercoledì 21 Gennaio 2015, 13:59.
158 giorni andati e 11 ancora da vivere.
170 giorni e un ponte tra due anni diversi, quasi a sè.
Cosa cambia  da quando cominci a pensare quest'avventura a quando effettivamente stai quasi finendo quest'avventura?
Non credo di saper rispondere. Cambi, cadi, ti rialzi e cresci, eppure sei ancora tu, la stessa persona che ha lasciato Milano quella assonnata domenica mattina di Agosto, così letargica eppure adrenalinica.
Cos'è cambiato che puoi toccare con mano? I centimetri sulla pancia, sì quelli li vedi che si accumulano e ti odi per questo, eppure non puoi smettere di mangiare, perchè non puoi fare nient'altro. Ma non sei cambiata, sei sempre la stessa con qualche crepa in meno e qualche (in)certezza di più. Eppure non sei tu, ti guardi allo specchio e sai perfettamente che non sei più la stessa di quando hai imboccato il portellone dell'aereo 157 giorni prima.
Descrivere cosa è cambiato è difficile, quindi cosa ti cambia?
Sono tante, tantissime le cose che piano piano, come un fiume smussa e leviga il proprio corso, ti cambiano in meglio, ma anche in peggio. Ciò che ti cambia davvero sono le piccole cose, quelle a cui in Italia non avresti dato assolutamente peso e a cui non avresti più ripensato a distanza di giorni, settimane o addirittura mesi. Eppure sono proprio quelle piccole cose che creano ricordi vividi, come se fosse solo ieri che li hai vissuti in prima persona. Sono le piccole cose che ti cambiano, come lo scoprirai solo alla fine di quest'avventura che, nel bene o nel male, ti regalerà un bagaglio di esperienze che molti ti invidieranno. Perchè quest'esperienza non ruota intorno alla scuola e allo studio, quest'esperienza ruota intorno a te, a voi, a me, a NOI.
Le mie piccole cose sono state tante, nella maggior parte dei casi mi hanno strappato un sorriso, ma a volte mi hanno anche fatto inumidire gli occhi.
Le mie piccole cose sono Stacy e la sua famiglia, che mi hanno accolto a braccia aperte, mi sono rimasti accanto anche quando ho cambiato famiglia e non mi hanno mai giudicato.
 Le mie piccole cose sono ricevere un messaggio alle 3.00 di notte con una faccina che piange perchè Stacy non vuole che me ne vada.
Le mie piccole cose è abbracciare Billy, il papà di Stacy, e sentirgli dire che gli mancherà sentirmi parlare con il mio buffo accento.
Le mie piccole cose è sapere che non sono sola, neanche a miglia e miglia di distanza da casa, perchè la mia famiglia è sempre qui con me, pronta a supportarmi in qualsiasi momento, per qualsiasi necessità.
Le mie piccole cose è sapere che sono in grado di sopravvivere, a 17 anni, da sola lontano da tutto e da tutti.
Le mie piccole cose è non dover specificare come voglio la bistecca, perchè tanto Steve lo sa già.
Le mie piccole cose è sentire i miei nonni americani dirmi quanto sono contenti che sia riuscita a passare del tempo con loro.
Le mie piccole cose è avere conosciuto un gruppo di pazzi pazzi exchange che mi allietano le giornate e mi consolano quando sono triste.
Le mie piccole cose è essere diventata più aperta al cambiamento, meno incline al pregiudizio e perchè no, forse, più accondiscendente.
Le mie piccole cose è esser stata in grado di rimanere lucida e non farmi prendere dal panico nel momento in cui bisognava agire.
Le mie piccole cose è stato lavorare su me stessa e capirmi di più ogni giorno che passa(va).
Le mie piccole cose è passare un pomeriggio a camminare sulla spiaggia senza parlare, perchè bisogno non ce n'è.
Ma le piccole cose a volte sono anche piccole cose brutte.
Le mie piccole cose brutte sono state ritrovarmi in una famiglia di perfetti (s)conosciuti che mi facevano sentire in affitto.
Le mie piccole cose brutte sono state non essere in grado di esserci per il compleanno di mia sorella ed essere la prima a farle gli auguri.
Le mie piccole cose brutte è stato sentirmi dire che erano solo perceptions, che ero io.
Le mie piccole cose brutte è stato sentirmi fuori posto, sbagliata quando quella fuori posto e sbagliata non ero io.
Le mie piccole cose brutte è stato sentirmi dire che non ero abbastanza e che 8 anni passati a perfezionarmi in uno sport non mi sono serviti proprio a nulla.
Le mie piccole cose brutte sono stati quei momenti di imbarazzo, quelli in cui non riesci a parlare e che comunque non sapresti riempire.
Le mie piccole cose brutte sono state vedere il coutdown dei giorni che rimanevano alla partenza e sentirsi attanagliare dall'ansia in quei giorni in cui vedi tutto nero.
Le mie piccole cose brutte sono state quelle ore buttate a cercare di conoscere le persone "giuste".
Le mie piccole cose brutte sono le occasioni sprecate.
Le mie piccole cose brutte sono il rimpianto dei "se fosse" che ti fanno salire le lacrime agli occhi.

Più volte ho scritto qui, nel mio blog, che ero alla ricerca di qualcosa: un qualcosa che forse avevo trovato o che forse dovevo ancora trovare. Ad oggi non so se l'ho trovato: probabilmente sono ancora alla ricerca, eppure non mi sento come se fossi in altomare. Sono felice, ho finalmente fatto pace con la mia testa dopo tanto tempo e mi piace pensare di essere ancora alla ricerca di qualcosa. Non so cosa sia quel qualcosa: se me stessa, il mio posto nel mondo o più semplicemente un equilibrio che mi manca da tanto. Non mi interessa, sono certa che, quando lo troverò, saprò di cosa si tratta. Ecco cosa è cambiato in me durante quest'esperienza; non sono più impaziente, almeno non nel modo in cui lo ero prima.
Gli angoli acuti del mio carattere sono stati smussati e un po' ho paura del ritorno. Sono dannatamente felice di tornare e riprendere in mano la quella mia via, ormai in standby da parecchio, troppo tempo. Ma allo stesso tempo ho anche paura: ho paura che gli altri mi vedano cambiata e che io, a mia volta, vedendomi cambiata attraverso gli occhi degli altri non voglia riconoscere e accettare questo cambiamento.
Ma non accetto una sconfitta, no, non io, Alessia la dura, Alessia la acida. Sono cambiata forse in meglio o forse in peggio, ma non so che non indietreggerò più davanti ad uno ostacolo, perchè se quest'esperienza mi ha sì cambiata, mi ha fatto maturare e mi ha fatto crescere.

Un besos,
Ale

"La vita ci lascia sempre dei segni. Ed è bene che sia così. Attraverso le ferite che portiamo sul nostro corpo possiamo misurare le nostre imprudenze e i nostri successi."
[cit. Cristopher Paolini]

domenica 18 gennaio 2015

Time flies: -15 days

Sono tornata da Phoenix solo due settimane fa, eppure mi sembra di aver vissuto in un mondo parallelo per due settimane mentre ero lì, quasi un sogno. Il viaggio di ritorno è stato in qualche modo travagliato, ma ero io, non i voli: è sempre difficile andarsene da un posto in cui ti trovi bene, un po' come quando sono partita ad Agosto, ho dovuto obbligare me stessa ad allontanarmi il più velocemente possibile per non iniziare a piangere.
Quando sono atterrata all'aeroporto a Panama City mi è venuta a prendere Amy e già sulla via di ritorno mi ha detto che sarebbe dovuta partire anche lei per New Orleans con Stefani e Steve quella domenica e sarebbero tornati solo il venerdì successivo. Stefani e Steve infatti sono stati scelti per fare le comparse in un film con Will Ferrell e Mark Wahlberg.
Dopo esser appena atterrata ed essere un po' scombussolata mi sono un po' cadute le braccia, ma forse ero solamente molto stanca. Così l'indomani, visto che l'altra alternativa non mi allettava affatto, ho chiesto a Jill se la sua hmom sarebbe stata disponibile per ospitarmi per una settimana. Le ho spiegato tutta la storia e lei si è mostrata comprensibile e mi ha detto che ci avrebbero pensato loro a me. Non facevo i salti di gioia a pensare di dover stare da sola con una persona vista solo una volta per dieci minuti in casa e nemmeno andare da Jill mi esaltava da matti, perchè percepisco di non starle così simpatica (anche se questa settimana il nostro rapporto è effettivamente migliorato). Credo che per la prima volta nella mia vita abbia preso la decisione che era giusto prendere e in un certo qual senso mi sono sentita matura; so che era una decisione stupida da prendere, ma quando sai di non essere particolarmente gradita la decisione non è mai semplice. Così ho preso la mia decisione e mi sono messa l'anima in pace.
Il venerdì seguente sono uscita con Stacy. Mentre stavamo andando a Pier Park mi ha detto che non potrà accompagnarmi all'aeroporto il 31 Gennaio perchè il giovedì o il venerdì prima parte per andare a Lakeland al Florida Southern (il college che abbiamo visitato dopo esser state a DisneyWorld e a cui andrà) per fare le interviste e l'audizione per la borsa di studio. Mi è sembrata davvero dispiaciuta di non poterci essere, ma ci siamo tacitamente messe d'accordo che la sera prima che parta ci vediamo e ci salutiamo. Inizialmente il nostro piano era andare a vedere Taken 3 per una storia che riguarda sua mamma Tami, ma alla fine, dato che Stacy è venuta a prendermi tardi causa audizione di danza per uno spettacolo, ci siamo risolte a comprare i biglietti per Una notte al museo 3. Siccome il film iniziava alle 21.30 nel frattempo siamo andate a mangiare cinese. È bello vedere come le cose sono cambiate in questi mesi e quanto siamo più legate e come possiamo parlare del più e del meno senza nessun imbarazzo: il discorso nasce da se, non ho bisogno di essere sempre in imbarazzo perchè ci sono momenti morti. La cosa divertente è stata che quando siamo entrate al cinema dopo il cinese, la nostra sala cinematografica era completamente vuota. Stacy si è messa a fare le ruote nel mezzo delle poltrone proprio perchè non c'era nessuno e ha sempre voluto farlo. Siamo rimaste a parlare per una mezz'ora buona perchè siamo entrate in sala che mancava ancora un 45 minuti. Abbiamo cercato con tutte le nostre forze di non prendere niente da mangiare, ma abbiamo ceduto all'uva passa ricoperta al cioccolato e agli M&Ms al cioccolato e poi abbiamo diviso un Icy Coke in due. Una notte al museo 3 mi è piaciuto un sacco, ho riso come non ridevo da tanto e come ogni volta uscire con Stacy è piacevolissimo.
Sabato non ho praticamente fatto nulla se non cercare di fare un DBQ (Documents Based Question) per American History (aka Skipper) e mamma mia è stato letteralmente un parto: sono rimasta seduta alla scrivania, cercando di combinare qualcosa per tipo 9 ore. Per la cronaca sono finalmente riuscita a farlo, ma fa davvero davvero schifo, ma so che prima che Skipper lo veda me ne sarò già andata (considerando quanto gli piaccia procrastinare!). Ho poi preparato la valigia per andare da Jill e nulla di più, sono semplicemente rimasta a bighellonare in camera. Domenica ho preparato le ultime cose, fatto colazione e verso le 11 mi hanno portato a casa di Mary Pat, l'hmom di Jill e loro sono partiti per New Orleans. Jill aveva il retake delle foto della squadra di pallavolo e così circa una mezz'ora dopo è uscita, mentre io e Mary Pat siamo andate a vedere l'appartamento che ha sulla spiaggia. Tornate a casa abbiamo mangiato un po' di pizza leftover della sera prima e poi mi sono messa a studiare per un test di (guarda che strano!) Skipper. La sera, siccome non c'era nulla nel frigo, siamo andati a mangiare da Olive Garden: pasta Primavera di un gusto indefinito e troppo pannoso, decisamente non italiano (e pensare che ci sono persone come Destiny che pensano che quello sia vero italiano! Non sanno cosa si perdono!).
Lunedì era il mio ultimo lunedì di scuola, perchè sì insomma questa è stata la mia ultima settimana at Arnold High School. L'unica cosa che mi ha fatto impressione è stato pensare a quando tornerò in Italia e dovrò studiare come un mulo, per il resto nessun dejavu, nessuna lacrima facile (o quasi): menefreghismo più totale. Martedì poco degno di nota, solo molto preoccupata per il midterm di Skipper in U.S. History; la sera ho cucinato la carbonara e diciamo che ho fatto la mia porca figura! Mercoledì le ore duravano 40 min invece dei canonici 45 perchè avevamo il primo midterm nel 7th period che per me significava inglese: una cazzata, avrei potuto farlo ad occhi chiusi.
Giovedì Jill ha voluto a tutti i costi portarmi a far colazione da Chick-fil-a con i chicken mini e hashbrowns (praticamente una specie di rösti fritto) ed era si buono, ma ipercalorico! Giovedì ho avuto 2 midterms: matematica (un 100% facile facile) e appunto U.S. history che alla fine era più una formalità che una cosa ufficiale, quindi in pratica mi sono preoccupata tanto per niente. Il pomeriggio ho cercato di studiare il più possibile per AP Euro history ma mi sa che mi becco un altra B e ciò significa che la mia media al 90% si abbasserà come minimo all'88% e mi rode non poco! Venerdì oltre a quello ho poi fatto i midterms di Latino (finito in 10 min e senza studiare assolutamente nulla) e quello di Fashion Design, che lasciava il tempo che trovava. Ho salutato le tre professoresse a cui mi ero legata di più: Mrs Sellers, la mia prof di latino (un amore di donna), Ms Larrimore quella di Fashion Design, con cui mi sono scambiata numero di telefono, FB, e tutto il resto. A un certo punto mi sono poi resa conto di non aver salutato Ms Scott mentre ero nel mio 6th Period e così mi sono fatta scrivere un pass da Ms Larrimore e sono andata a salutarla. Ms Scott mi mancherà, mi piace come persona e come professoressa e appena l'ho salutata mi ha abbracciato forte forte, non nego che quando sono uscita dalla sua classe avevo gli occhi che iniziavano a bruciarmi un po' per le lacrime. Mi ha raccontato che quest'estate viene in Italia per un mese, chissà che non mi venga a trovare.
Lasciare l'Arnold High School per sempre non mi ha lasciato con nessun sentimento, nessun emozione, perchè non sono assolutamente grata a questo liceo: ho solo trovato persone troppo egocentriche, persone egoiste, o semplicemente persone con cui non avrò mai da spartire nulla, perchè, ormai crede che l'abbiate già capito, non sono la tipica diciassettenne. Sì lo sono, ma sono molto più di questo.
Dopo aver definitivamente abbandonato questa scuola sono andata a mangiare con Jill e le sue amiche Bailey e Maddie da IHOP (International House of Pancakes) per pranzo e poi siamo andate da Ross e poi Pier Park a gironzolare tra i negozi, dove ovviamente Jill trova sempre qualcosa da comprare. Non ho idea di come faccia, io a Phoenix, pur avendo girato 27372288288 mila malls diverse non ho trovato praticamente nulla! Tornate a casa, Amy mi è venuta a prender verso le 17 e a casa abbiamo mangiato la pizza che Steve aveva ordinato da Vinny's e meno male perchè l'amica di Amy che è venuta a stare con la sua famiglia per badare ai cani ha praticamente spazzolato tutto il cibo che avevamo in casa: non ho mai e dico mai visto questo frigorifero vuoto! Così oggi dopo pranzo siamo andate a fare la spesa e io ho preso il biglietto di auguri per il regalo di compleanno di Stacy che  ho ordinato ieri (un portafoglio blu notte di pelle preso su Nordstrom).
Stasera poi dopo cena io, Steve ed Amy abbiamo guardato Where I leave you, film senza infamia e senza gloria a parer mio...

Un besos,
Ale


"La più grande ricchezza è l’autosufficienza."
[cit. Epicuro]

martedì 13 gennaio 2015

Home away from home: Phoenix p.II

Mi sembra arrivato il momento di aggiornare con la seconda parte del mio tempo speso a Phoenix.

Il 31 dicembre non abbiamo fatto un granchè, tutt'al più vegetato in cucina dopo una colazione a base di waffles fatti in casa. Dopo colazione abbiamo siamo solo rimasti lì e ho dato un po' di lezioni di Mac a Janet, che ha talmente tante passwords e accounts diversi che è obbligata ad avere un documento su Pages solo per quello. Nel pomeriggio verso le 16 siamo partiti e siamo andati a recuperare una coppia di amici che avrebbero festeggiato con noi e indovinate un po': lui era italiano!!! Giuro parlare di nuovo in italiano con Angelo è stato più che surreale, davvero davvero strano, soprattutto non riconoscevo per niente la mia voce, mi sembrava semplicemente una voce fuori campo, mia non di certo. Dopo aver recuperato Angelo e sua moglia Rhonda, abbiamo imboccato l'Interstate e siamo arrivati a casa di Michael e Elaine, che erano tornati da Israele quel giorno alle 2.00 della mattina. Appena sono entrata Elaine mi ha fatto un gran sorriso e mi ha abbracciato e poi beh Michael è Michael: è venuto lì mi ha abbracciata un paio di volte e mi son sentita come se non se ne fossero mai andati dopo l'ultima volta che sono venuti in Italia. Li sento davvero come se fossero i nostri nonni americani, persone dolcissime sempre pronte a tutto per me e mia sorella Francesca. Abbiamo avuto questa cena a cui hanno partecipato anche Mark e Susie a base di insalata di Dennis, pizza (non male, sicuramente meglio di quella di Domino's) di una pizzeria ebrea e una zuppa che mi ha ricordato molto la ribollita di mia mamma, ma molto più liquida e con le immancabili meatballs. Ho avuto finalmente l'opportunità di bere un bicchiere di Moët & Chandon e sì la testa, dopo 5 mesi senza bere, mi girava un pochino.  Dopo il dolce siamo rimasti a parlare intorno al tavolo ed è stata una cosa così strana per essere in America, perchè qui appena uno ha finito di mangiare sparecchia la sua roba e mette tutto nel lavello, scordatevi vostro padre che con una lentezza infinitesimale si sbuccia e mangia 4 mele e che si arrabbia se vi lamentate che siete in ritardo o che dovete andare a studiare seduta stante. Diciamocelo con loro è come starsene in famiglia, soltanto si parla una lingua diversa. Dopo che tutti se ne sono andati verso le 22 mi sono preparata e ho aspettato la mezzanotte a letto perchè loro erano troppo stanchi dopo quasi 30 ore di viaggio in aereo. Ma mi va bene, il mio obbiettivo primario non era far festa e del resto non festeggio un capodanno come si deve da praticamente 3 anni quindi un anno in più non mi da fastidio. Il primo gennaio dopo una colazione abbondante a base di uova e toast ho fatto un po' di compiti e siamo sostanzialmente rimasti a casa perchè faceva troppo freddo per uscire e Elaine aveva un brutto raffreddore. In serata ci siamo guardati One Hundred Foot Journey che mi è piaciuto molto, andate a vederlo se vi capita perchè merita davvero.
Il giorno dopo ho dormito più del solito (che cosa strana) e verso mezzogiorno, dopo che Elaine è andata dal dottore siamo usciti e mi hanno portato a un mall per fare shopping: ovviamente non ho trovato niente come al solito con mio grande disappunto. Tornati a casa abbiamo cenato e abbiamo guardato un altro film su Netflix.
I giorni seguenti mi hanno sempre portato a fare shopping ma con scarsi, scarsissimi risultati. Sabato non ricordo più esattamente cosa abbiamo fatto (ecco cosa succede quando si aggiorna così poco!!!) Siamo andati al bruch con tutti i nipoti e ho finalmente incontrato i tanto decantati nipoti maschi, Austin e Ryan: ahahah gli americani hanno seri seri problemi a relazionarsi, ma fa niente, almeno ho parlato molto con Michelle, figlia di Michael e Elaine che mi ha detto che mi avrebbero ospitato volentieri se avessero saputo prima che venivo a fare un exchange (ma io dico, ma dovete dirmelo sempre alla fine? Giusto per farmi rimpiangere di non aver fatto quella invadente e di non aver chiesto esplicitamente a voi?!?!?),ma credo che il sabato sera siano venuti a cena da noi Janet e Dennis. Durante la cena abbiamo mangiato brodo di pollo e Matzah balls (che sono polpette di pane azzimo) e abbiamo parlato di religione, ma è stata una discussione piacevole e soprattutto con gente istruita, non che pretende di esserlo quando invece non lo è affatto. Siccome mi sarebbe piaciuto andare all'Hard Rock glielo ho detto quella sera e il giorno dopo noi tre più Janet siamo andati all'Hard Rock di Phoenix per pranzo e ho comprato un paio di magliette, giusto perchè insomma l'Hard Rock è l'Hard Rock. La sera Michael aveva prenotato al Capital Grille e così dopo esser andati a prendere Ben, uno dei nipoti più piccoli, siamo andati al ristorante. C'ero già stata quando ero andata ad Atlanta, ma credo di aver fatto la scelta sbagliata la prima volta: avevo preso una bistecca troppo grossa che sinceramente era si buona, ma non frolla come alcune che puoi trovare sul Lago. Così questa volta ho preso le costolette di agnello che erano molto buone, ma nulla a che vedere con quelle che avevo mangiato a Maggio all'Esplanada per il compleanno di mia mamma; quella cena me la sogno ancora di notte (specialmente da quando sono qui, dove è pieno di schifezze)!
Lunedì era il mio ultimo giorno pieno a Phoenix!Susie e Mark hanno telefonato per dirci che sarebbero passati a salutarmi verso le 11 e così è stato. Susie addirittura quando eravamo andate insieme alla Fashion Square, aveva visto quanto mi piacesse l'essenza dei japanese cherry blossom e così mi hanno comprato il set da viaggio (io non avevo voluto prendere niente per via del peso della mia valigia e l'impossibilità di poter mettere i liquidi nel bagaglio a mano). Poi ad Elaine è balenata in mente la brillante idea di andare a fare un salto da Nordstrom Rack. In pratica è l'outlet di Nordstrom e se capiti nel momento giusto puoi trovare delle belle occasioni.Così dopo aver gironzolato un po' in giro e poi nel reparto scarpe, riuscendo quasi a perdere del tutto la speranza mi sono buttata sul reparto accessori e non so come ho trovato un paio di RayBan originali specchiati (mia madre sa da quanto tempo volevo un paio di occhiali specchiati e polarizzati) modello Clubmaster a soli 70$ anzichè 170$!
So' proprio fighi! #inlove

 Avevo un sorriso a trentadue denti, soprattutto perchè ero rimasta con dei RayBan vecchi di almeno 20 anni di mia madre da quando avevo perso i miei Carrera facendo il bagno a Shell Island durante il Labor day con Stacy. Gironzolando ancora un po' ho trovato pure un paio di pantaloni con una stampa tipo veneziane molto carini a un prezzo irrisorio. La cosa ancora più bella è che avevo preso da provare una 10 (credo che corrisponda alla 44), ma erano un po' troppo larghi, così torno indietro allo stand per cercare un'8 (che ovviamente non c'è) e rimango un po' delusa, ma afferro lo stesso la 6 che è lì e vado a provarla: ragazzi mi entravano e la 6 dovrebbe essere una 40!!!
mi ricordano molto i 7ForAllMankind
Sono perfettamente consapevole che non sono dimagrita, anzi, ma perlomeno non mi fanno sentire una cicciobomba e devo anche dire che raramente ho trovato dei pantaloni che senza cintura mi cadessero così bene! Dopo esser state da Nordstrom siccome non avevamo pranzato ci siamo fermate in un Frozen Yogurt place per un frozen yogurt che era la fine del mondo e poi siamo andate da Costco a comprare delle earphones wireless e bluetooth per Elaine. Tornate a casa, ci siamo rilassate un po' e poi verso le 15 siamo usciti tutti e tre e siamo andati al cinema a vedere Big Eyes con Amy Adams (che proprio ieri sera ha vinto il Golden Globes per questo ruolo) e Cristoph Waltz. Dopo il cinema siamo andati a mangiare cinese con Janet e Dennis nel loro ristorante preferito che è gestito da alcuni amici di famiglia che hanno conosciuto anche i miei genitori, Miona e George. Uno dei cinesi più buoni della mia vita, spicy e gustoso! Dopo cena ho salutato Janet e Dennis e siamo tornati a casa. La mattina dopo io e Elaine ci siamo svegliate verso le 5.30 (anche se non ho chiuso occhio per tutta la notte!) e dopo aver fatto colazione, bevuto la spremuta di arance del loro giardino, Michael si è alzato ed è venuto a salutarmi. Dopodichè Elaine mi ha portato in aeroporto, l'ho salutata ripetutamente e dopo aver passato i controlli e aver preso il mio immancabile Cool Lime da Starbucks ho chiamato Giulia, quella addossina di amica che mi ritrovo, ahaahah! Il viaggio di ritorno non è stato particolarmente piacevole, perchè NON volevo tornare assolutamente: è difficile dopo aver provato qualcosa che sai che ti appartiene profondamente lasciare tutto e tornare indietro; sono tornata da un po' e me ne sono fatta una ragione ora. Ad Atlanta ho gironzolato un po' e mi sono fermata un paio di volte da Starbucks, cercando di evitare ripetutamente Five Guys perchè le loro patatine altrimenti sarebbero state la mia rovina! Ho scoperto una novità di Starbucks che assomiglia molto a un cappuccino italiano e mi sono sentita coccolata (per la cronaca è il Flat White) e così sorseggiando qualcosa che mi ricordava l'Italia sono arrivata a Panama City Beach. Di nuovo. Questa volta, però, solo per poco tempo. Finalmente.

Un besos,
Ale

"In fondo la vita è così: molta disperazione, ma anche qualche istante di bellezza dove il tempo non è più lo stesso. È come se le note musicali creassero una specie di parentesi temporale, una sospensione, un altrove in questo luogo, un sempre nel mai.
Sì, è proprio così, un sempre nel mai."
[cit. Muriel Barbery]

P.S. Volevo far sapere a qualcuno che ho ricevuto il suo pacco e che quello che c'era nel pacco mi fa fatto venire le lacrime agli occhi, perchè ho capito che seppur siamo distanti miglia e miglia ci son persone che non passeranno mai e questa, credetemi voi che vi apprestate a partire, è la più grande forza per andare avanti che ci sia. 
Quella lettera mi ha fatto quasi piangere, ma la cosa più bella è stato annusare quella maglietta e sentire che anche a migliaia di chilometri di distanza il tuo profumo si sente ancora! ;-)