"We are put on this planet only once, and to limit ourselves to the familiar is a crimine against our minds." [cit. Roger Ebert]


domenica 10 agosto 2014

The Final Countdown

Mancano 6 giorni 14 ore 2 minuti e 48 secondi alla mia partenza mentre scrivo. L'Italia si allontana sempre più ed io ancora non ci credo, non posso crederci.
Sono qui che ascolto Divenire di Ludovico Einaudi e tutto ciò che riesco a pensare e soprattutto ripetermi nella mente è che domenica prossima parto. Come se ripetermelo lo rendesse più reale, più concreto, più vicino. Tutto ciò che posso dire è che forse questa è stata l'estate più strana di tutta la mia vita, non solo perché parto, e pensare a quanta stranezza io abbia sopportato mi ha distolto parecchio dal mio obbiettivo finale o, vedetela come volete, dal mio inizio.
Ora è tutto in discesa, il tempo passerà veloce e lento allo stesso tempo come se, guardandomi indietro quell'incontro fosse avvenuto proprio ieri, ma proprio perché mi sembrava ieri è volato via veloce, adagiandosi sulle pagine della memoria. Una memoria lontana, che inesorabilmente sbiadirà non appena avrò varcato il portellone dell'aereo. Nulla è come sembra e tutto è così com'è.
Mi sento filosofica, forse è anche la musica che mi permette di pensare, ma ciò che so è che non sarò più la stessa. Mi dispiace per chi pensa il contrario ma a volte nella vita anche sei mesi fanno la differenza, fanno pendere l'ago della bilancia da una parte o dall'altra: è quasi arrivato il mio momento e voglio assaporarlo come si assaporano le vittorie. Perché si tratta sempre di una vittoria.
Sono arrivata alla fase delle "ultime cose da fare". Andare per l'ultima volta in quei posti che mi porto nel cuore, mangiare le ultime bontà tricolori, salutare le persone che amo.
È tutto così dannatamente facile e dannatamente difficile allo stesso tempo. Soprattutto dire addio. 
Come si fa a dire addio?
Come ci si prepara?
Come si realizza che non si vedrà più una persona per molto molto tempo?
Come fai a spiegare che hai preferito persone sconosciute alle persone che conosci da una vita? 
Come si fa?
Io non lo so o, perlomeno, non lo so ancora. 
E si ho già salutato quattro care amiche, eppure non sono riuscita a dire cosa provavo e cosa provo: come se mi trovassi sul ciglio di un burrone e, buttandomi, non riuscissi a urlare perché la paura mi attanaglia la gola. Mi sento così. Come se le mie aspettative, le mie ansie, le mie paure, i miei tentennamenti non potessero essere capiti e in fondo probabilmente è così, ma non riuscire a comunicare e far capire queste cose mi lascia comunque un retrogusto amaro.
Oggi il mio babbo, che insieme a mia mamma hanno fatto la stessa esperienza a Phoenix, mi ha raccontato di quando è arrivato negli States. Mia mamma stava dormendo appoggiata alla spalle del mio babbo e lui, mentre sorvolavano Phoenix per atterrare, ha guardato dal finestrino e ha visto le luci di quella città che sarebbe stata casa sua per un anno; si è chiesto se quella fosse stata davvero la scelta giusta e si è chiesto cosa avrebbe trovato in quella nuova vita. Non l'ha mai raccontato a nessuno e capisco perché abbia custodito gelosamente questo ricordo: certe cose possono esser dette solo a chi è in grado di comprenderle appieno. 
Però poi penso anche alle persone meravigliose che i miei genitori hanno incontrato, quelle persone meravigliose che io stessa ho incontrato e che mi trattano come se fossi davvero una loro nipote. Li invidio mamma e papà per aver avuto la fortuna di incontrare delle persone così speciali.
Li invidio sì, ma, allo stesso tempo, sono fermamente convinta che quelle persone che mi aspetteranno fuori dal terminal dell'aeroporto, dopo che mi sarò fatta quasi 24 ore negli aeroporti, saranno altrettanto meravigliose. 
Come lo so? A dirla tutta non posso saperlo, ma sono sicurissima che comunque vada quest'esperienza, che si sta piano piano aprendo davanti a me, sarà stata una conquista.In qualsiasi caso.

È strano, surreale. Ripenso a quando mi sono iscritta per il colloquio di selezione; ricordo la mia forte determinazione e quella strana sensazione che mi attanagliava lo stomaco ogni volta che pensavo all'America, la mia America. Sembravano le farfalle nello stomaco, quelle che si sentono quando il ragazzo che ti piace ti sfila davanti, e anche io ero innamorata: di una nazione. Non ho mai più provato una così forte sensazione di volere qualcosa a tutti i costi. Non la provo neanche ora. Si è assopito tutto, adesso sono soltanto in attesa del salto nel vuoto. Ma ritornerà, ne sono certa, quando nuove sfide verranno a bussare alla mia porta. Perché la vita è questo, è sensazioni, ardente desiderio, determinazione, ostacoli, tristezza, malinconia, incertezza, felicità.
È conquista.

Non sono pronta a partire, non ancora. Ci saranno cose e soprattutto persone che mi mancheranno moltissimo, ma non sarò mai pronta per partire, almeno non come intendo io.
 Quindi mi lancio e sì sono pronta, determinata come non mai.

Un besos,
Ale

"Anche se desideri farlo, andartene è difficile, sempre."
[cit. John Green]








P.S. Siamo arrivati a 5000 visualizzazioni. Grazie! Grazie non solo a voi lettori italiani, ma anche a tutte quelle persone che là fuori nel mondo pensano che io sia interessante e soprattutto grazie alla mia amica polacca Ola che, anche se lontana, mi legge sempre!
Grazie a tutti di cuore, vi voglio bene! ;)


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