"We are put on this planet only once, and to limit ourselves to the familiar is a crimine against our minds." [cit. Roger Ebert]


lunedì 24 novembre 2014

It's me, the Equlibrist

Okay, sono due settimane che non scrivo... Vi chiedo venia, ma ultimamente non sono ispirata e ora sono tendenzialmente proiettata a scoprire il più possibile su alcune università in Gran Bretagna che potrebbero interessarmi...

Sarà che ora ho tutto il tempo del mondo per scrivere, ma io mi ammazzo dalla noia... Dio solo sa quanto sia felice di essere in una nuova famiglia, anzichè con Tom e Melissa, a quest'ora sarei già morta dalla noia, in casa da sola, con gente che arriva a casa dopo le 17/18 e che comunque non ti fa neanche un sorriso.
Ieri (aka settimana scorsa due settimane fa) è (possibilmente) stata la giornata più da "c'ho le palle girate" da quando sono qui; voglio far notare, soprattutto alle mie care amiche, che da quando sono qui non sono quasi mai stata acida. It's a miracle, folks! Non è stato niente di che, ci è voluto proprio poco per farmi scattare e anche se sto scrivendo a distanza di una settimana mi ricordo di cosa si tratta e si è risolto tutto soltanto un paio di giorni fa... A volte migliaia di chilometri di distanza non aiutano assolutamente e anzi peggiorano solo le cose. Per i futuri exchange: preparatevi all'altalena di sentimenti contrastanti che proverete di continuo; non sono mai stata una persona emotiva in pubblico eppure da quando sono qui mi è già capitato più volte di avere le lacrime agli occhi mentre ero a scuola.  Così  martedì scorso da bella giornata perchè era vacanza sono passata ad un buco nero. ODIO quando sono così emotiva, ma ovviamente, proprio come le donne incinta, non posso controllare le mie emozioni.
Le settimane trascorrono tranquille, i giorni passano veloci e sono approdata nella fase ""odio l'America e gli Americani" perchè sì ci sono certe cose che proprio non riesco a sopportare e altre invece di cui ora non potrei fare a meno. Sono entrata completamente nella routine scolastica e ormai a scuola mi annoio pesantemente: chi non fa quest'esperienza non può capire quanto siamo fortunati ad essere cresciuti in Italia. Il nostro livello di istruzione, la nostra cultura, il nostro rispetto (seppur controverso in diversi ambiti), la nostra educazione sono tutte cose che cui mancano e fanno sentire la loro mancanza.
Odiavo l'Italia e tutto quello che avesse una parvenza di italianità, ora invece ho capito che l'Italia è il mio angolo di mondo (per il momento). Ci sono tante ma proprio tante piccole cose che mi fanno odiare l'America: i cibi grassi e non nutrienti che ti lasciano con la fame (provare per credere), la superficialità di alcune persone, il fatto che qui i rapporti interpersonali non hanno importanza, uscire con la gente e vedere che quello che preferiscono fare anche quando sono in compagnia è stare attaccati al telefono.
Sono felice di essermene andata dall'Italia, da sola senza nessuno che fosse lì a stringermi la mano nei momenti brutti. Ho allentato la presa, ho iniziato a prendermi molto meno sul serio, ho imparato a lanciarmi, a PARLARE (e non in senso lato, da quel punto di vista parlo anche troppo ahaha), ho imparato ad essere una versione completamente diversa di me stessa e forse anche più cazzuta di prima, se mi lasciate passare il francesismo.
Ho lasciato l'Italia per partire e andare alla ricerca di qualcosa, un qualcosa che forse ho trovato, forse no, ma c'è ancora tempo. Sono perfettamente consapevole che la gente preferirebbe sapere che cosa faccio durante le mie giornate, ma sono sempre stata una persona introspettiva e analitica e alla fine della giornata mi piace ricordare ciò che ho provato, piuttosto che sapere cosa ho fatto con chi e a che ora l'ho fatto, per quello ho un'app sul telefono...
 Così vi dico che quello che provo è qualcosa che non ho mai provato prima, un po' sono stanca di essere qua e per me è sempre stato così (forse il fatto che sono un'ariete incide su questo mio aspetto) fin da piccola: sono sempre focalizzata al massimo su qualcosa fino a quando non inizia a diventare un'abitudine e quindi sento il bisogno fisico di sconvolgere di nuovo la mia routine. Come ho detto a qualcuno la prima settimana che ero qui sono apatica, ma con i coglioni: come sono sempre stata insomma, Alessia la dura. Allo stesso tempo anche se non mi sento cambiata, mi chiedo se io non sia diversa ora, una nuova versione di me. La cosa di essere cambiata mi spaventa perchè io amavo la mia vecchia me, quella del sorrisetto acido e sprezzante, quella sono io, la ragazza aspra. Ho paura di essere cambiata e di non riuscire più a fare quello che facevo prima, di non "piacere" (diciamo la verità che io non piaccio, o mi odi o mi odi ahah) più e di non essere più abbastanza. Cosa succede se io cambio e tutto rimane uguale intorno a me? Come faccio a "fit the situation" (ODIO scrivere in inglese sul blog, ma non mi vengono più le parole ahimè) di nuovo? Nuova me, ma vecchie abitudini. Sarà di nuovo un salto nel vuoto, forse peggio di quello che ho già fatto, perchè significa tornare in una situazione abbandonata perchè non mi piaceva più. Sono spaventata.
Mi sento tra due fuochi e l'unica cosa che mi sento in vena di fare è progettare qualcos'altro per fuggire, esplorare di nuovo di sconosciuto e vedere cos'è più adatto a me. Sapete, mi sono sempre fatta domande esistenziali fin da quando andavo all'asilo: mi ricordo che a 4 anni ho chiesto a mia mamma perchè io fossi nata, chi l'avesse voluto e perchè mi trovassi lì; è lo stesso male di vivere che mi spinge a cercare sempre nuovi obbiettivi e orizzonti, mi sento "sbagliata" dove vivo. È tutta colpa di mio nonno Arturo: da ingegnere idraulico ha viaggiato per il mondo, ha incontrato Pinochet e ha cenato con Rita Levi Montalcini solo per farvi alcuni esempi, quando ero piccola sapevo che quello che avrei dovuto battere in famiglia era lui, e così sono diventata dannatamente competitiva (e a volte sto male per questa cosa), e ancora oggi so che voglio fare quello che ha fatto lui. Voglio viaggiare, incontrare nuove culture, nuove persone, crescere e imparare, ma soprattutto voglio avere successo. Badate bene non il successo che tutti intendono. Quello è il tipo di successo che volevo due anni fa (che in parte ancora voglio, ma come tutti del resto), ora voglio realizzarmi, voglio poter guardarmi allo specchio un giorno e vedere un sorriso dannatamente beota stampato sul mio viso, quel sorriso che ti fa dire "è proprio qui che dovrei essere in questo momento, è questo ciò che sono destinata a fare e che mi rende così felice".  Sì perchè io nel Destino ci credo. Da questo punto di vista appartengo al mondo classico greco, quello in cui le persone pensavano che Zeus e gli altri dèi dell'Olimpo avessero qualcosa in serbo per loro. Ma allo stesso tempo come i Romani sono fermamente convinta che bisogna lottare per ottenere ciò che si vuole. Non sarei qui se non avessi lottato, se non avessi stressato così tanto mia mamma fino a quando non si è definitivamente arresa. È questo che mi piace di me e che ho paura di aver perso: essere a cavallo di due mondi e due personalità diversa, come un'equilibrista sospesa su una fune a decine di metri da terra. E se ve lo steste domandando sì sono strana, molto strana. Ma vi dirò di più: io mi piaccio così, perchè posso essere camaleontica quanto voglio, sebbene non mi piaccia cambiare punto di vista. E sì sono maledettamente contraddittoria, ma credo che l'aveste capito dal momento in cui avete letto per la prima volta il mio blog, giusto?

Un besos,
Ale


"Forse che mi contraddico? 
Benissimo, allora vuol dire che mi contraddico, (Sono vasto, contengo moltitudini.) [...]"
[cit. Walt Whitman]


P.S. sono perfettamente consapevole che si tratta di un post senza senso, ma a volte ho semplicemente bisogno di scrivere ciò che mi passa per la testa...
Abbiamo ormai superato le 10'000 visualizzazioni, grazie grazie mille a tutti quelli che mi seguono o che semplicemente ogni tanto finiscono qui, non sapete quanta soddisfazione mi date! ;) 

2 commenti: