"We are put on this planet only once, and to limit ourselves to the familiar is a crimine against our minds." [cit. Roger Ebert]


giovedì 5 marzo 2015

The beginning, the end... Who knows?

Sono passate quattro settimane da quando ho preso quel primo aereo e ora, dopo 4 settimane di silenzio stampa, sono di nuovo qui su questo divano dove tutto è cominciato.
È un sabato sera e vi chiederete perchè sia qui a casa e non fuori a festeggiare e a divertirmi, ma c'è una spiegazione per tutto.
Ebbene sì sono di nuovo qui e non so quanto alla fine ne sia contenta o meno. Tante cose sono cambiate e ahimè inizio ad accorgermene soltanto adesso quando sono ritornata a pieno ritmo nella vita della vecchia Me. Eh beh che dire questa vita, ancora una volta, mi sta stretta.


Non stupitevi che ci siano due righe di spazio: ho tentato di aggiornare, ma non ci sono riuscita. Ovviamente.
Non so perchè le parole non mi venivano, fissavo l'homepage del blog e mi sentivo svuotata, ma non riuscivo a riprendere in mano nulla e scrivere. Il blocco dello scrittore viene anche a me, che di problemi a parlare e comunicare con il mondo non ne ho proprio. Poi oggi ho ricevuto un commento di qualcuno, un pungolo e la persona competitiva che è in me mi ha ricordato che io le cose non le devo assolutamente lasciare a metà. Non devo o non voglio.
Forse non ho mai voluto scrivere questo post perchè inconsciamente sapevo che sarebbe stato un post di chiusura. Sì, perchè anche la mia esperienza è finita, non sono più una fiera exchange student e devo (ri)adattarmi all'Alessia di prima, quella che mi ero lasciata dietro senza troppe indecisioni.

Il ritorno è stato bello, una delle sensazioni più belle che abbia mai provato. Non ho pianto quando siamo arrivati finalmente all'aeroporto di Panama City Beach, Amy sì. Ho scoperto che questa esperienza mi ha resa più dura e al contempo più sensibile, e si forse ho finalmente capito di essere un'inguaribile romantica perchè le persone ciniche come me credono che le cose volgeranno sempre al peggio per non rimaner delusi.
Ho iniziato a saltellare come una pazza idiota quando ho visto che i miei bagagli pesavano il giusto, nessuna eccedenza, tanto rumore per nulla come al solito. In questo non sono cambiata sono quel tipo di persona che agli eventi importanti della propria vita ci vuole arrivare preparata, ci vuole arrivare preparata e spaccare tutto perchè di un secondo misero posto non si accontenta.
Così come sono arrivata me ne sono andata, con lo stesso sorriso idiota e quella patina di strafottenza che non mi andrà mai via. Quando sono salita sul primo aereo mi sono goduta la vista, ho assaporato quegli ultimi istanti di Panama City Beach, mentre canticchiavo una qualche melodia. Atterrata ad Atlanta non stavo più nella pelle volevo farla finita, prendere il prima possibile l'aereo e via. L'addio all'America è stato forse il più bello che mi potesse capitare: ci hanno imbarcato tardi e così siamo partiti al tramonto. Il rosso-arancione del cielo era sopra di noi, mi ha scaldato il cuore e ho pensato che in fondo l'America non è così orribile come la descrivono. Può regalarti un magnifico tramonto e quello davvero è impagabile. Il viaggio verso Francoforte è stato piuttosto veloce, non mi sarei quasi mai voluta sparare il che è praticamente impossibile e quando sono atterrata devo ammettere che gli occhi mi si sono inumiditi. Una sensazione stranissima mi ha preso lo stomaco e tutto quello che potevo ripetermi era: "Sono in Europa, cazzo!". Ero euforica come non lo sono mai stata e sul momento è la sensazione più bella della tua vita,così spontanea, così di pancia; quasi non ci puoi credere. Sono atterrata a Milano e sentire delle galline parlare sguaiatamente in italiano mi ha infastidito tantissimo: le persone così non le ho mai sopportate.
Ho superato la barriera che mi separava dalla mia famiglia con un sorriso stampato in faccia e l'abbraccio che ci siamo scambiati era così sentito, così giusto e perfetto che è difficile da spiegare. È la fierezza di avere alle spalle due genitori che ti hanno cresciuto così, una sorella con cui le litigate non sono mai mancate eppure ti dice che senza di te le cose non sono più le stesse. Anche per me non lo erano più da un po'. Tante volte mi sono chiesta di cosa avremmo parlato una volta in macchina di ritorno a casa eppure è stato tutto così naturale che mi sembrava esser stata via per le solite due settimane.
Sono arrivata a casa e sono rimasta spiazzata: TUTTI i miei amici erano lì ad aspettarmi per un welcome party a sorpresa. All'inizio mi sarei volentieri data una martellata in testa piuttosto di stare in mezzo a troppa gente, visto che ero in piedi da più di 24h ma ho abbracciato tutti. Spiazzata, confusa e, per la prima volta dopo tanto tempo, intimidita. È stato un bellissimo regalo dei miei genitori, di mia sorella Francesca e delle mie amiche. Mi chiedo spesso cosa farei se non ci fosse mia sorella Francesca e ogni venerdì, quando torna a casa da Bergamo, abbracciarla e guardare insieme la replica di MasterChef mi fa sempre spuntare un sorriso.

L'impatto con la scuola è stato duro e solo ora riesco a tirare un piccolo sospiro di sollievo. Anche io ho dovuto sostenere il tanto famigerato colloquio di attribuzione voti, ma a quanto pare sono promossa per passare al secondo quadrimestre.

Faccio ancora fatica a capire le cose e le persone attorno a me. Mi sento un po' costretta, un po' trascurata e fisicamente inutile, ma piano piano sto riprendendo in mano tutte quelle cose che avevo lasciato in sospeso. Mi hanno detto che non sono cambiata per niente e questo, sinceramente, mi da molto fastidio. Sono cambiata perchè ora credo di essere una persona adulta, perchè prima di parlare ragiono e cerco di essere gentile perchè so cosa significa essere trattati male dal primo stronzo strafottente di turno. Mi sento più grande di molti miei coetanei che sprecano tempo prezioso su cose futili, a parlare di cose altrettanto futili o a cercare di emulare qualcuno solo perchè hanno paura di essere sè stessi. Mi urtano le persone che dicono di capire cosa significhi e cosa comporti un'esperienza del genere, non lo sanno e non lo potranno mai sapere, ma lascio loro la convinzione che possano immaginarlo. Mi urtano le persone che ti lanciano quella battutina, non voluta, non richiesta e non apprezzata. Mi urta non poter dire anche solo poche parole in inglese per paura di dovermi sorbire sempre la solita frase trita e ritrita che "Ma tiratela di meno!".
In questi 33 giorni ho avuto modo di pensare, di riflettere e ho avuto modo di apprezzare il silenzio, a cui a volte non si da sufficiente importanza. Voglio andarmene di nuovo, ma voglio tenermi aperte anche altre porte, avere un piano B, un paracadute di riserva.
Per il momento non ho certezze, ma so che voglio continuare a scrivere, forse non qui, perchè questa era la storia del mio exchange, da qualche altra parte in un posto mio che mi appartenga in qualunque parte del mondo io mi trovi.


Un besos,
Ale


"L'inizio è la mia fine e la fine è il mio inizio."
[cit. Tiziano Terzani]